La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia Ue per non essersi pienamente conformata alla direttiva 2002/91/Ce sul rendimento energetico nell'edilizia, che nel frattempo è stata rifusa nella 2010/31/Ue.
La normativa italiana risulta non essere conforme alle disposizioni relative agli attestati di rendimento energetico. Inoltre le autorità italiane non hanno ancora comunicato le misure di attuazione relative alle ispezioni dei sistemi di condizionamento d'aria.
La direttiva prevede che in fase di costruzione, compravendita o locazione di un edificio, l'attestato di certificazione energetica sia messo a disposizione del proprietario o che questi lo metta a disposizione del futuro acquirente o locatario. Attestati e relative ispezioni devono essere rispettivamente compilati ed eseguite da esperti qualificati e/o accreditati.
Attualmente la direttiva italiana non prevede questo requisito per tutti gli edifici e comprende deroghe all'obbligo di certificazione da parte di un esperto che non sono previste nella direttiva. Per quanto riguarda i sistemi di condizionamento d'aria, la direttiva prevede ispezioni periodiche che contemplino una valutazione dell'efficienza del sistema e del suo dimensionamento, corredata da raccomandazioni in merito ai possibili miglioramenti. Le autorità italiane finora non hanno notificato alcuna misura attuativa di questa disposizione.
Un po' di storia
A norma della direttiva 2002/91/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2002, sul rendimento energetico nell'edilizia, gli Stati membri devono applicare una metodologia di calcolo del rendimento energetico di tutti i tipi di edifici. Gli Stati membri devono inoltre assicurare la certificazione del rendimento energetico degli edifici e prevedere ispezioni periodiche di caldaie e sistemi di condizionamento d'aria. Nel 2006 è stato avviato un procedimento di infrazione nei confronti dell'Italia per recepimento incompleto e non corretto della direttiva. Nonostante diverse lettere di costituzione in mora e pareri motivati inviati alle autorità italiane, la normativa continua a non essere conforme alla direttiva.
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