Approvate dal Parlamento europeo le nuove norme Ue in materia di appalti pubblici e concessioni, già concordate con il Consiglio nel giugno 2013.
Le direttive entreranno in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea e, a partire da tale data, gli Stati membri avranno 24 mesi per trasporre le disposizioni delle nuove norme nel diritto nazionale.
Appalti pubblici
Grazie al nuovo criterio di "offerta economicamente più vantaggiosa" (Meat) nella procedura di aggiudicazione, le autorità pubbliche saranno in grado di mettere più enfasi su qualità, considerazioni ambientali, aspetti sociali o innovazione, pur tenendo conto del prezzo e dei costi del ciclo di vita dei prodotti o dei servizi.
I nuovi "partenariati per l'innovazione" consentiranno inoltre alle autorità pubbliche di indire bandi di gara per risolvere un problema specifico, senza pregiudicarne la soluzione, lasciando così spazio alle autorità pubbliche e all'offerente per trovare insieme soluzioni innovative.
La procedura di gara per le imprese sarà più semplice, grazie a un "documento unico europeo di gara" standard, basato sull'autocertificazione. Solo il vincitore dovrà fornire la documentazione originale.
La Commissione europea stima che l'onere amministrativo per le imprese sarà ridotto di oltre l'80%.
Per facilitare l'accesso delle piccole e medie imprese agli appalti pubblici, le nuove norme incoraggiano anche la suddivisione dei contratti in lotti.
Per combattere il dumping sociale e garantire che i diritti dei lavoratori siano rispettati, le nuove leggi comprenderanno norme per il subappalto e disposizioni più severe sulle "offerte anormalmente basse". I contraenti che non rispettano la normativa Ue sul lavoro possono essere esclusi dalla presentazione di offerte.
Concessioni
L'accordo sulle nuove norme Ue per le concessioni ricorda che gli Stati membri restano liberi di decidere come desiderino siano eseguiti i lavori pubblici o erogati i servizi, in-house o esternalizzandoli a società private.
La nuova direttiva non impone la privatizzazione delle imprese pubbliche che forniscono servizi al pubblico e, inoltre, i parlamentari europei hanno riconosciuto la particolare natura dell'acqua come un bene pubblico, accettandone l'esclusione dal campo di applicazione delle nuove regole.
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